Un’ottima notizia giunge da Parigi, dove è in corso la sedicesima sessione del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale: la Cerca e cavatura del tartufo in Italia è ufficialmente iscritta nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale.
La decisione, comunicata giovedì 16 dicembre a seguito del pronunciamento del Comitato intergovernativo UNESCO, è stata accolta con felicità dai tanti tartufai italiani che, ogni giorno, dedicano il loro lavoro alla ricerca e alla cavatura del prezioso fungo, condividendo conoscenze e pratiche tradizionali trasmesse oralmente nelle campagne di molte regioni del nostro del paese.
Un riconoscimento condiviso
Questo importante riconoscimento da parte dell’UNESCO arriva grazie alla candidatura della Cerca e cavatura del tartufo in Italia da parte del coordinamento tecnico-scientifico istituzionale dei seguenti enti:
- Servizio II – Ufficio UNESCO del Segretariato Generale del Ministero della Cultura (MiC);
- Associazione Nazionale Città del tartufo (Anct);
- soggetti riuniti in gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiana (Fnati);
- altre libere Associazioni;
- singoli Tartufai.
Un patrimonio di conoscenze e pratiche che accomuna Nord e Sud
La ‘Cerca e cavatura del Tartufo in Italia’ rappresenta un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani. Un patrimonio di conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, che enfatizza il rapporto tra uomo e animale, riunendo le competenze del tartufaio e quelle del cane con la sua capacità olfattiva, di cui l’uomo è abile addestratore e con il quale crea un rapporto simbiotico.
Una tradizione antica, insomma, che racconta di una pratica che accomuna l’Italia dal Nord al Sud declinata secondo l’identità culturale locale, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale e tutela del territorio.
Il percorso che ha accompagnato la candidatura è durato otto anni e ha consentito di acquisire consapevolezza di essere comunità e di portare avanti un lavoro di catalogazione, finora mai realizzato, per documentare una lunga tradizione praticata e tramandata in gran parte del Paese.